lunedì 12 luglio 2010

Presentazione ciclo di conferenze "Attalità dell'inconscio"

Si pensa che l’incoscio sia un luogo misterioso, una sorta di soffitta o cantina in cui sono ammassati da tempi mitici dei reperti, preziosi o meno che siano, che riguardano la storia e la vita di una persona. In tal caso lo psicoanalista sarebbe il detentore della chiave magica per aprirne le porte e incominciare a rovistarne in mezzo a chincaglierie e tesori segreti di cui la persona finalmente si approprierebbe. Non si tratta di questo.  L’inconscio non è un luogo misterioso ma una costruzione del soggetto. L’inconscio di Freud è fatto innanzitutto di parole, parole che s’incatenano l’un l’altra e che si possono ascoltare. Oggi  per molti l’inconscio è un concetto quasi bandito. Sono sempre più di moda le ricette comportamentali che consistono in  consegne per farsi passare quella bizzaria insensata che è un attacco di panico, un ingiustificata depressione, lo stato d’agitazione di un bambino o una fobia. Sono tutti sintomi, questi, che però non sono considerati come se parlassero e avessero alla loro origine la dignità di una causa inconscia, ma dipendessero dalla cattiva volontà delle persone che ne sono affette. Il modo in cui si svolge l‘esperienza psicoanalitica dipende dalla concezione che ci si fa dell’incoscio. La clinica contemporanea si chiarisce alla luce elle conseguenze che questa concezione ha nella pratica. Occorre allora fare il punto sull’incoscio oggi: il primo carattere da mettere in rilievo è la sua storicità, il suo aspetto mutevole attraverso le epoche che si esprime nella varietà dei sintomi a  cui dà luogo. Oggi parliamo di sintomi contemporanei perchè ci troviamo di fronte a fenomeni diversi da quelli incontrati inizialmente da Freud, ma il discorso sulla peculiarità e sulla diversificazione delle espressioni sintomatiche può estendersi dal tempo allo spazio e riguarda i diversi luoghi geografici sede di culture differenti, dove si evidenziano manifestazione patologiche più svariate. Il sintomo non costituisce soltanto un funzionamento malsano del corpo o del pensiero ma, anche e soprattutto, un voler dire dell’incoscio, che si può evolvere, modificare e persino dissolvere con un appropiata interpretazione.  E’ solo con un ascolto attento alle parole del paziente che bussano da dentro, che un analista, senza la pretesa di sapere la verità, fa in modo che l’inconscio si apra. l’attimo di tale apertura porta alla luce un sapere del soggetto a lui stesso sconosciuto,  Si tratta dell’emergenza di un sapere che  sorprende e che si metterà al lavoro come tarlo, producendo, per esempio un sogno, un ricordo, un lapsus, una dimenticanza, quelle che si chiamano formazioni dell’ inconscio che costituiscono la trama di una storia che il soggetto riscrive lungo l’esperienza analitica

Il tema qui presentato verrà sviluppato attraverso cinque conferenze aperte al pubblico e tenute da psicoanalisti della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi. Nei primi giorni di settembre verrà publicato il programma delle conferenze.