lunedì 1 febbraio 2010

Lo sviluppo della clinica psicoanalitica contemporanea da Freud a Lacan

L’esperienza della clinica contemporanea ci mostra che nella società di oggi è in atto un declino del sintomo nelle forme conosciute e individuate da Freud, con l’avvento di nuovi paradigmi clinici. Il sintomo cambia nel tempo nella persona ma anche nella società. Una società, quella attuale, caratterizzata dalla onnipresenza della angoscia, e dalla presenza massiccia di identificazioni meno stabili e nuove forme di dis-inibizione.
Partendo da uno dei testi centrali dell’opera di Freud “Inibizione, Sintomo e Angoscia” del 1925, - (costituisce il fondamento della clinica psicoanalitica odierna ) si intende analizzare, attraverso il ciclo di incontri, l’evoluzione dell’espressioni del disagio del soggetto in una società che cambia grazie agli strumenti di analisi che sono oggi a disposizione, come la topologia, la logica e la linguistica.


Il posto dell’angoscia nella clinica di Freud e Lacan


Freud in Inibizione, Sintomo e Angoscia è giunto alla formulazione più avanzata circa l’angoscia, che ha sempre avuto un posto centrale nella sua clinica e nella sua teoria.
Nel campo della clinica si delineano due grandi concezioni dell’angoscia, quella del DSM, ( Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali - American Psychiatric Association -) angoscia come disturbo e quella della Psicoanalisi, dell’angoscia come funzione. Per Freud l’angoscia non è riducibile al biologico però non è nemmeno qualcosa di prettamente esistenziale, nel senso di qualcosa che esclude il rapporto con il corpo, il che vuol dire per Freud con la pulsione. Per Freud è la pulsione che il soggetto vive come perturbativa, disagevole, impossibile da sopportare. Per Freud dire che c’è una “funzione dell’angoscia” significa indicare che esiste per il soggetto un “pericolo pulsionale”. L’angoscia invece presa come disturbo, nel senso biologico, naturale del termine esclude che possa essere legata all’essere umano in quanto essere di linguaggio,
Oggi l’ansietà diffusa, legata alle condizioni di precarietà della vita civile, viene confusa ed omologata con l’angoscia. Di conseguenza le pratiche di evitamento dell’ansia, favorite dalle tecniche genericamente cognitivo-comportamentali, portano ad annullare la freudiana concezione dell’angoscia come funzione. Si tratta d’interrogare l’angoscia non solo come fenomeno clinico che disturba e che crea grandissima difficoltà al soggetto ma al di là di tutto ciò, interrogare l’angoscia in quanto funzione. La funzione dell’angoscia in Freud e poi in Lacan è una funzione che non ha al contrario una disfunzione e che mai con l’angoscia si potrà promuovere un’impresa adattiva. La prospettiva della psicoanalisi è quella di situare l’angoscia come segnale del reale del soggetto e di interrogarne i problemi legati al ruolo dell’angoscia nella formazione dei sintomi, nel disagio che attraversa la contemporaneità e nella strutturazione delle posizioni soggettive. Prospettiva ampia che è indice dell’avanzamento della psicoanalisi sulla base delle vie aperte da Freud e sviluppate da Lacan.